Scienza & Salute: La gustosa ‘spiritualità’ delle cozze monaceddhe

(Adnkronos) – Chioccioline dal guscio marrone da servire in tavola in mille modi, sono i cosiddetti moniceddhi o moniceddhe in lingua salentina. Si perché in Salento esiste addirittura la città delle lumache. A Cannole infatti, minuscolo centro urbano dell’hinterland otrantino, si celebra la Festa della Municeddha, la più grande sagra italiana dedicata a questi molluschi gasteropodi, di cui si parla nella puntata di questa settimana che apre la nuova stagione de ‘Il Gusto della Salute’, la rubrica online curata dall’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud Italia della Fondazione per la Medicina Personalizzata, in collaborazione con Adnkronos.

“Le lumache sono un alimento noto fin dalla preistoria- spiega Marco Renna, giornalista esperto di tradizioni popolari – Una pietanza particolarmente apprezzata dagli antichi greci e utilizzata dai romani che le preparavano con alloro e crusca nei banchetti imperiali, innaffiate dal vino che non mancava mai. In epoca medievale le lumache divennero un alimento popolare quasi dimenticato dalle classi sociali aristocratiche, per arrivare poi nell’Ottocento quando, grazie alla cucina francese d’avanguardia, tornarono appannaggio delle classi più abbienti. Il nome monaceddhe fa riferimento al colore dell’abito delle monache o dei monaci e al proverbiale saio francescano”.

Le proprietà nutrizionali delle lumache sono innumerevoli. “Se consumate ogni tanto e senza esagerare possono essere ben digeribili e sostitutive della carne rossa e del pesce – afferma la biologa Dominga Maio – Esse sono ricche di grassi polinsaturi, benefici per il cuore, ed anche di proteine. Da non dimenticare i minerali come il calcio e il ferro di cui le lumache sono apportatrici. Possono essere consumate dalle donne in gravidanza e da quelle che allattano e sono indicate per chi soffre di ipercolesterolemia. Inoltre, conclude la nutrizionista, gli allevamenti di lumache risultano essere a bassissimo impatto ambientale”.

Veniamo agli aspetti clinici e alle problematiche allergologiche che possono derivare da un consumo inconsapevole di lumache. Secondo l’immunologo Mauro Minelli: “Attenzione alla reattività crociata, perché le chiocciole di terra condividono con l’acaro della polvere un antigene micidiale, la tropomiosina, capace di scatenare reazioni anche molto gravi. Come nel caso, riportato da Minelli, di un ragazzo allergico appunto a dermatofagoidi che, dopo aver ricevuto una dose di immunoterapia allergene-specifica (anche nota con il nome improprio di ‘vaccino’ antiallergico), cominciò subito a manifestare i segni di una reazione grave fino allo shock anafilattico con perdita di coscienza, in ragione del fatto – prosegue l’immunologo – che, poche ore prima, egli aveva mangiato delle lumache (senza farne menzione), con le quali aveva praticamente assunto gli stessi antigeni che, per sommazione, il suo organismo aveva accumulato anche con il ‘vaccino’ anti-acaro”.

“E’ solo un caso ma che si inserisce in un contesto ben noto agli specialisti anche perché supportato a livello scientifico da diversi studi che chiariscono i meccanismi biochimici di queste pericolose conseguenze da ingestione disaccorta di tali gasteropodi. Ecco perché mangiare bene significa saper mangiare, sapere esattamente quel che si mangia e, se possibile, farlo con tranquillità e in sicurezza”, conclude Minelli.

Scienza & Salute: La gustosa ‘spiritualità’ delle cozze monaceddhe