“La Chiesa tradisce la propria identità”

Pare sempre più vicino il giorno che segnerà l’unione del vescovo tra Urbino e Pesaro, eppure non si fermano le voci che esprimono delusione e contrarietà a tale scelta. L’ultimo a parlare è lo scrittore, poeta e ex docente universitario Umberto Piersanti, che non usa mezzi termini. “La Chiesa ha operato nei confronti della storia un tradimento, ha fatto uno sberleffo a ciò che è Urbino. È strano come un’istituzione che affonda le sue radici nella memoria e nella tradizione non riesca a comprendere che Urbino è un luogo fondamentale. Urbino nel Quattrocento, per oltre 70 anni, è stata la capitale culturale del mondo, un fatto di cui la Chiesa non può non tenere conto. È assurdo che porti via un arcivescovado da una città che probabilmente, anzi togliamo il probabilmente, sul piano artistico e culturale è tra le più eminenti. Per cui questo distacco suona molto strano, assurdo e sbagliato”.

Come si può spiegare allora?

“Certo il peso dello spopolamento c’è e non si può ignorarlo, ma non c’è solo a Urbino, la quale d’altro canto ha una storia che non si ritrova altrove, sotto nessun aspetto, dal numero di vescovi e papi che ne sono usciti alla presenza costante del monachesimo, dai Santi ai santuari, dall’arte alla filosofia che la permeano e l’hanno permeata. Evidentemente nella Chiesa stanno mancando dei prelati e degli intellettuali tali da capire tutto questo”.

Come pensa possa essere colmata la distanza fisica da Pesaro?

“Non credo sia possibile. Pesaro è un altro mondo, ha un’altra visuale delle cose, è lontana, specie dal territorio collinare e montano, che si confronta e si incontra con Urbino. Depauperando Urbino si depaupera tutto il territorio montano, “le porte dell’Appennino“, come Paolo Volponi lo chiamava. Un intellettuale che è solo una tra le grandi menti che questo territorio ha generato e genera ancora. Ecco, vorrei fare un appello”.

Prego.

“Ritengo che gli intellettuali, non solo urbinati ma di tutta Italia, i cattolici come gli atei e gli agnostici, debbano levare gli scudi per non depauperare Urbino. La nostra città è ancora culla di migliaia di pensatori grazie all’università, e produce tutt’oggi eccellenti menti come la fisica Marica Branchesi, solo per citarne una. La spiritualità, unita alla storia, concorre a formare un clima fecondo che altrove non esiste”.

Insomma, secondo lei la Chiesa deve ripensarci.

“Certo, si sta facendo un’operazione assolutamente sbagliata che non fa onore alle scelte della Chiesa. Mi pare che il rifiuto di dialogare in questi mesi con la popolazione sia un tradimento della propria identità, un segno che è presa dall’idea di essere dove c’è più numero, più vita, apparentemente. C’è un rifiuto di fare i conti con la storia e la tradizione. Qui la religione è importante, ma il problema a mio avviso è storico e culturale: una grande istituzione come la Chiesa non può tradire la storia. Urbino è un simbolo, è una forza, è un momento, i cui frutti durano ancor oggi, che non può essere dimenticato”.

Giovanni Volponi

“La Chiesa tradisce la propria identità”