Una persona speciale

Articolo di Giuliana Galati, tratto da Query 51.

Ogni volta che qualcuno accennava al fatto che Piero un giorno non ci sarebbe più stato ero capace di mettere in atto qualsiasi pratica superstiziosa. Proprio io che si dice sia cresciuta a pane e CICAP. Piero, invece, ne rideva. Quando su qualche sito pubblicavano la falsa notizia della sua morte per acchiappare click, lui ci scherzava su: «Magari mi allungano la vita!». Dopo tanti al lupo al lupo! uno finisce per non darci più peso. Il 13 agosto 2022, invece, purtroppo la notizia era vera. E nonostante il tempo passi, siamo in molti a non riuscire ancora a crederci.

Alla camera ardente in Campidoglio la fila di persone per salutarlo era infinita: persone anziane, adulti, giovani studenti, gente elegante o con un completo da pallacanestro, con i tacchi o con le Crocs, la cravatta o le braccia piene di tatuaggi. Era questa la sua più grande magia: riusciva ad arrivare proprio a tutti, scardinando una delle prime regole della comunicazione scientifica, secondo la quale si può raggiungere in modo efficace solo un target limitato di persone.

L’autrice dell’articolo insieme a Piero Angela © Cortesia Giuliana Galati

Serviranno tantissime teste per cercare di riempire il vuoto che ha lasciato nel mondo della comunicazione della scienza, ma per tutti coloro che hanno avuto l’onore di poterlo conoscere personalmente quello che sarà impossibile sostituire è la sua persona, proprio dal punto di vista umano.

Moltissimi dei soci attivi nel CICAP, soprattutto quelli di più vecchia data, hanno avuto la possibilità di conoscerlo e di instaurare un rapporto di amicizia con lui. Piero si faceva dare subito del tu, richiesta non facile da esaudire all’inizio, alla quale bisognava però arrendersi di fronte alla sua insistenza. Farsi dare del tu era solo la punta dell’iceberg della sua infinita umiltà.

Era il giorno del mio diciassettesimo compleanno quando, per la prima volta, lo incontrai a tu per tu. In quei giorni ero in gita scolastica a Roma e, in uno slancio di ottimismo tipico dell’adolescenza, avevo creduto che fosse possibile incontrarlo. Così avevo telefonato al numero della redazione di Superquark trovato online chiedendo, candidamente, di parlare con Piero Angela. Neanche fosse un impiegato qualunque e io un’amica di vecchia data. Inutile dire che nessuno me lo passò, però mi dissero che potevo inviare un’email in redazione e loro gliela avrebbero girata. Non ricordo cosa scrissi. Eppure, pochi giorni dopo, ero lì, in quella redazione.

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Sergio Della Sala, Massimo Polidoro, Piero Angela e Lorenzo Montali durante un pranzo per festeggiare i 30 anni del CICAP © CICAP

Quando arrivò nell’ufficio, come prima cosa lanciò il suo basco sull’attaccapanni cercando di fare centro. Poter parlare con lui era un sogno che si realizzava e in quel momento neanche immaginavo quanto, negli anni, il suo esempio e i suoi consigli sarebbero stati preziosi per la mia crescita. Durante la nostra conversazione, a un certo punto disse: «C’è una sottile parte di persone razionali come noi…», facendomi sentire parte di qualcosa di grande.

Piero ha sempre avuto un affetto particolare per tutti i soci del CICAP, fin dalla sua fondazione. Lo ricorda bene Sergio, attuale presidente: «Alla fine degli anni ’80 ricevetti una lettera indirizzata ai 32 abbonati italiani alla rivista Skeptical Inquirer, invitandoli a incontrarsi per verificare la possibilità di formare un gruppo “scettico” in Italia. All’incontro, che finì per svolgersi a casa mia, partecipò Mark Plummer, in rappresentanza del Committee for Skeptical Inquiry (CSI). La sua aspettativa era di incontrare Piero Angela che si era fatto promotore della formazione del gruppo. Io allora conoscevo Piero solo di fama, ma, come Mark, coltivavo la segreta speranza che apparisse sull’uscio del mio appartamento. “Sarà Anghela!” esclamava Plummer sempre più accorato a ogni trillo di campanello. Ma Anghela in quell’occasione non si materializzò. Poco dopo, però, fece nascere davvero il CICAP, a cui io aderii da subito con entusiasmo. La ragione per cui Plummer bramava la presenza di Piero mi risultò evidente poco tempo dopo. Piero non solo era un noto personaggio televisivo, una celebrità che si batteva per sostenere la scienza, i suoi metodi e il pensiero razionale con le sue conseguenze controintuitive, ma era una vera e propria icona. In ogni città d’Italia, quando passeggiavo con lui per raggiungere la sede dei nostri incontri CICAP, la gente lo fermava, si formavano capannelli di persone che volevano semplicemente dirgli grazie e stringergli la mano, chiedergli un autografo, una foto. E lui non si negava mai. Imparai presto a programmare un paio d’ore per percorrere le poche centinaia di metri che ci separavano dall’albergo alla sede dell’incontro».

Negli anni, la fama di Piero non è mai diminuita: ogni volta che veniva ai convegni CICAP o al CICAP Fest, si creava una lunga fila di persone che volevano dirgli quanto fosse stato importante per loro: «All’università ho scelto di studiare xyz perché vedevo Quark!» o «Perché ho letto il tuo libro!». C’erano adulti in carriera, ma anche giovanissimi. Quando mi capitava di assistere a questa processione, dopo dieci minuti di frasi molto simili tra loro io avrei tirato corto, ironizzando: «Fammi indovinare, hai studiato xyz grazie a Piero!». Piero, invece, ascoltava tutti con interesse e rispondeva sempre con garbo, regalando a ciascuno un aneddoto, un augurio, un complimento.

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In alto, da sinistra: Laura Zampini, Giuliana Galati, Anna Rita Longo, Beatrice Mautino; sotto: Francesca Guizzo , Piero Angela e Paola De Gobbi © CICAP

Beatrice mi ha raccontato della prima volta che ha incontrato Piero: «Dovevo intervistarlo per la rivista del CICAP Piemonte in occasione del conferimento di una delle tante lauree honoris causa che gli avevano dato. Sapevamo che prima della cerimonia avrebbe visitato una mostra dedicata al lavoro preziosissimo che suo padre, Carlo Angela, aveva fatto per decine di famiglie della comunità ebraica durante il fascismo, “internandole” in un manicomio alle porte di Torino e salvandole, così, dalla deportazione. Con altri amici del CICAP siamo andati alla mostra e, mentre giravamo tra i pannelli, ce lo siamo trovato davanti. Ero così stupita e felice di vederlo finalmente dal vivo e da così vicino che l’unica cosa che mi è uscita dalla bocca è stato un “WOW!” che ha fatto ridere tutti, lui compreso. Vedendomi con un taccuino in mano, mi ha chiesto se volessi un autografo, ma io ero incapace di formulare qualsiasi frase, ripetevo solo “WOW!” altro che intervistarlo… Mi ha così strappato il taccuino dalle mani, ha chiesto a chi era attorno a me come mi chiamassi e ha scritto “a Beatrice WOW, Piero”. Ecco, se penso a Piero penso a un supereroe “wow” che sapeva non prendersi troppo sul serio».

Un altro episodio indicativo di quanto Piero abbia sempre considerato il CICAP un gruppo di amici a cui teneva mi è stato riferito da Marino, tesoriere dell’associazione: «Era il 6 novembre 2005. Squilla il telefono, è Piero Angela. Mi dice che è a Padova su invito dell’università e che gli sarebbe piaciuto incontrare qualcuno del CICAP. Avviso subito i soci attivi del gruppo Veneto. Per tutta la giornata Piero viene fagocitato dal programma che lo vedeva coinvolto. La sua serata prevede una cena con le autorità. Piero mi dice che spera di non far troppo tardi e che proverà a richiamarmi dopo cena. Ovviamente ci speravo molto, anche perché avrei desiderato fargli vedere la nostra sede, ma le circostanze erano tali da non lasciare molte speranze. E infatti il tempo passa, con il gruppo ci scambiamo messaggi sempre più rassegnati: “Si sa qualcosa?”, “No, niente”, “Fuori piove a dirotto”, “Ormai è troppo tardi”. Ma, verso le 23.00, squilla il telefono: “Pronto, sono Piero Angela, mi sono liberato adesso! È troppo tardi per incontrarci?” Certo che no! Mentre mi avvio di fretta verso la sede, avviso tutti quelli che posso e così, quasi a mezzanotte, ci ritroviamo attorno a un tavolo con Piero, a parlare di CICAP e ricevere incoraggiamenti e complimenti per il nostro impegno da colui che l’ha direttamente ispirato. Una delle tante belle dimostrazioni dell’autentico affetto che Piero nutriva per la nostra associazione».

Come forse avrete notato leggendo queste pagine, quando telefonava Piero attaccava sempre con: «Pronto, sono Piero Angela!», come se uno potesse non riconoscerlo o non aver salvato il suo numero. Capitava di rado che fossi io a telefonargli senza preavviso, ma in occasione di un suo intervento al XX Corso per indagatori di misteri avevo urgenza di una sua risposta e così, con il terrore di disturbarlo, lo chiamai. Devo fare come fa lui, pensai, e presentarmi con nome e cognome. Quando sentii la sua voce, però, dissi: «Pronto, Pieroangela? Sono Giuliana!»…

Di fronte alle nostre gaffe dovute all’emozione o all’imbarazzo reverenziale che continuavamo ad avere nei suoi confronti, Piero non si scomponeva e, con una battuta e un sorriso grande, ci faceva sentire di nuovo a nostro agio.

«Lo ricordo con quell’espressione di leggerezza e buonumore che non gli mancavano mai», mi racconta Paola. «Anche davanti all’ennesimo intoppo, che nell’organizzazione di eventi accade sempre e farebbe saltare i nervi a chiunque, si adeguava senza lamentarsi, spesso sdrammatizzando lui per primo. Si deve saltare la cena perché siamo in ritardo sui tempi dello spettacolo? Ma sì, basta un toast al volo durante le prove. Ci perdiamo alle due di notte, stanchi dopo un’intera giornata di lavori congressuali, cercando di raggiungere l’albergo? Io imbarazzatissima perché era la prima volta che mi veniva “affidato” (ed ero sicura di saperla la strada…), lui al terzo giro nella stessa rotonda scoppia a ridere di gusto: “Facciamo un altro giro? Sembra di essere su una giostra!”. E ancora quel suo sguardo furbo e divertito quando si cercava di offrirgli la cena e lui riusciva sempre non solo a metterci la sua quota, ma anche la tua».

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Piero Angela in visita alla sede del CICAP di Padova nel 2005: è l’episodio ricordato in queste pagine da Marino Franzosi © CICAP

Col suo esempio, Piero ci ha insegnato molto. «Osservandolo mi sono reso conto che argomenti anche scomodi risultano più efficaci quando posti con cortesia e rispetto, evitando di assumere toni supponenti o abbracciare campi ideologici a priori», rivela Sergio. «Questo è il suo insegnamento, che abbiamo fatto nostro nella comunicazione del CICAP».

Una volta, una nota giornalista del programma tv Le Iene gli chiese un’intervista sulla scelta di essere onnivori o vegetariani. Piero declinò, gentile e fermo al tempo stesso: «Mi dispiace, ma io non posso esprimere la mia opinione su questo tema. Le persone mi vedono come “la voce della scienza” e ascoltano ciò che dico pensando sia il parere della comunità scientifica». Fu irremovibile.

«Per noi del CICAP, impegnati sul fronte della razionalità, è ovvio manifestare spontaneamente la nostra critica contro la pseudoscienza e la cattiva informazione», sostiene Steno, primo presidente dell’associazione, «ma per un giornalista di grande fama come lui andare controcorrente e contrastare le diffusissime credenze paranormali significava giocarsi ampie quote di popolarità. Esprimersi energicamente contro l’astrologia, per esempio, vuol dire attirarsi l’antipatia di milioni di persone. Pur essendone consapevole, lui è rimasto incorruttibile nei suoi principi professionali, senza mai scendere a compromessi con l’irrazionalità dell’opinione pubblica e del sistema valoriale radiotelevisivo. La laicità di Piero Angela e la sua coerenza razionale hanno molto infastidito le posizioni intellettuali antiscientifiche, al punto che qualcuno è arrivato ad accusarlo di materialismo, scientismo, assenza di spiritualità. Chi invece lo ha conosciuto nella vita può testimoniare la sua apertura mentale, la profondità interiore, la coerenza ideale e morale. L’eredità intellettuale che Piero Angela ha lasciato è vastissima, con il suo giornalismo innovativo, i numerosi libri che ha scritto, le sue trasmissioni scientifiche tra le migliori al mondo, nonché la fondazione del nostro stesso CICAP. L’intera sua vita professionale ha dimostrato come l’impegno in difesa della ragione e della conoscenza possa diventare un’azione culturale vincente nella società».

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Incontro con i volontari del CICAP Fest 2019 © Roberta Baria

Nonostante i suoi anni di esperienza e l’essere considerato il miglior divulgatore italiano, Piero continuava a cercare il confronto, a chiedere consigli e opinioni. Nel 2015 venne a fare una conferenza a Napoli e andai a sentirlo. C’erano circa mille persone in sala. Due giorni dopo mi telefonò: «Pronto, sono Piero Angela! Mi dispiace non essere riuscito a salutarti dopo la conferenza… Ma secondo te come sono andato? Si capiva? Era interessante?»

Tante delle persone con cui ho ricordato Piero in questi giorni rimpiangevano di non averlo sentito di recente. Tra le ultime ad aver parlato con lui c’è Francesca: «Ogni tanto scrivevo a Piero per sapere come stesse o fargli gli auguri per qualche occasione. Piero mi stupiva sempre perché, nonostante i suoi impegni, nel giro di poco tempo mi telefonava per salutarmi personalmente, scusandosi anzi per aver tardato nella chiamata. L’ultima volta che ci siamo sentiti è stato il 22 giugno: gli avevo mandato una foto della chiusura del CICAP Fest con tutti i volontari, scrivendogli che erano le braccia del Fest, il nostro orgoglio. Piero era sempre molto contento di vedere quanti ragazzi e ragazze fossero lì ad aiutarci, con le loro maglie arancioni e i sorrisi in viso. Qualche anno prima avevamo scattato una bellissima foto con lui insieme ai 100 volontari. Quando mi ha richiamato, alla domanda “come stai?” per la prima volta ha risposto “non tanto bene…”. Piero era sempre stato molto riservato sulla sua situazione fisica. Al massimo scherzava dicendo: “Quando sono seduto sono un giovanotto di 45 anni, quando sono in piedi sono un nonno di 90 anni!” Mi ha raccontato che era provato per le riprese appena concluse di Superquark e di essere preso da altri progetti, come Superquark+ e le puntate speciali destinate alla scuola. Nonostante la stanchezza, era ottimista e soddisfatto del lavoro svolto».

Di persone come Piero ce ne sono poche. Forse anche voi, come me, avreste voluto averlo nelle vostre famiglie, al tavolo dei pranzi domenicali, al pianoforte a suonare jazz mentre cala la sera, vicino al letto a rimboccarvi le coperte, con una favola della buonanotte di qualche lontana tribù africana che aveva conosciuto anni prima o dei lanci delle missioni lunari a cui aveva assistito. Più volte gli ho chiesto: «Piero, mi adotti come nipote?». Lui si mostrava sempre onorato della richiesta, ci scherzava su, mi parlava dei suoi nipoti veri. Non ha mai risposto alla domanda, ma mi piace pensare che ci considerasse un po’ tutti come suoi nipoti.

In questo articolo ho riportato i ricordi di Sergio Della Sala, Beatrice Mautino, Marino Franzosi, Paola De Gobbi, Steno Ferluga e Francesca Guizzo, consapevole di aver scelto le loro testimonianze senza uno specifico criterio e che ci sono molti altri ricordi, preziosissimi, che i soci del CICAP conservano del nostro fondatore e qui non compaiono per mere ragioni di spazio. Se anche tu hai un ricordo personale e vuoi condividerlo con noi scrivilo a questo link: www.cicap.org/ricordi_Piero 

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