L’origine dei cognomi Triolo, Ortoleva, Amenta e Cristina








L’origine dei cognomi Triolo, Ortoleva, Amenta e Cristina, di Francesco Miranda.


Triolo


(come Ugo Triolo, vice pretore di Prizzi, vittima innocente della mafia)

Triòlo è un cognome tipicamente meridionale, con ceppi concentrati maggiormente in Sicilia e in Calabria; è diffuso anche in altre regioni italiane, Lombardia, Piemonte, Lazio, Emilia-Romagna, Toscana, ecc. (circa 320) comuni). In Sicilia è presente soprattutto nel Messinese (Messina, Barcellona Pozzo di Gotto, Santa Teresa Riva, Alì, Castroreale, Casalvecchio Siculo, Santa Lucia del Mela, Furci Siculo, Alì Terme, Roccalumera, Rodì Milici, San Filippo del Mela, Basicò, Nizza di Sicilia, Falcone, Mandanici, San Fratello, Itala, Milazzo, Savoca, Rometta, Scaletta Zanclea, ecc.), nel Palermitano (Palermo, Monreale, Camporeale, Misilmeri, Campofiorito, Corleone, Altavilla Milicia, Borgetto, Trabia, Cefalù, Balestrate, ecc.), nel Catanese (Catania, San Michele di Ganzaria, Gravina di Catania, Militello Val di Catania, Fiumefreddo di Sicilia, Zafferana Etnea, Giarre, Mineo, Tremestieri Etneo, San Giovanni La Punta, Aci Castello, Scordia, ecc.), nell’Agrigentino (Ribera, Montevago, Sciacca, Menfi, Villafranca Sicula, Sant’Angelo Muxaro, Alessandria della Rocca, Santa Margherita Belice, Calamonaci, Porto Empedocle, ecc.), nel Trapanese (Castelvetrano, Mazara del Vallo, Marsala, Trapani, Salemi, Paceco, Erice, Santa Ninfa, ecc.); è noto anche nelle altre province siciliane. Il cognome dovrebbe derivare, per contrazione, dal toponimo calabro Tiriolo, comune in provincia di Catanzaro, anticamente Tryoros, fondato, si dice, dai greci 600 anni prima della guerra di Troia.


Riferimenti storici e personaggi. I Triolo furono una famiglia siciliana originaria di Venezia, passata poi a Napoli e in Sicilia nel secolo XVI; con Gian Andrea, capitano d’arme dell’imperatore Carlo V, si stabilì a Piazza Armerina e, i discendenti, ad Alcamo. Al casato fu concesso il titolo baronale verso la metà del ‘600. La famiglia risulta iscritta nell’Elenco ufficiale nobiliare italiano del 1922. Giuseppe Triolo di Sant’Anna (Alcamo 1817/1887), patriota italiano, partecipò alla rivoluzione siciliana del 1848. Nel 1860, dopo aver promosso con il fratello Stefano Triolo (1817/1895) un’insurrezione ad Alcamo, si unì con lui a Garibaldi, combattendo a Calatafimi e a Palermo. Nominato colonnello di cavalleria fu sindaco di Alcamo dal 1874 al 1884. Nicasio Triolo (Trapani 14/7/1912-Rocca di Papa 21/2/1999), medico e missionario italiano. Cofondatore dell’ospedale Fontem in Camerun. Nel 1950 aveva fondato a Trapani, insieme a padre Mario Colombo dei Padri Rosminiani, “Il villaggio del fanciullo”. Entrato a far parte del Movimento dei Focolari, parte per il Camerun e lì rimane per 30 anni riuscendo a ridurre la mortalità infantile dall’80 al 30%; si impegna nella ricerca sull’Amebiasi (infezione intestinale), sulla malattia latente del sonno (Tripanosomiasi), sul tetano dei neonati, sul Kwashiorkor (malattia da malnutrizione). Ha pubblicato il libro “Africa sconosciuta: un medico nel quotidiano tra fascino e stupore”, Citta Nuova 1987. Ugo Triolo, avvocato di Corleone, vicepretore onorario di Prizzi per 15 anni. Il 26/1/1978 fu ucciso in un agguato mafioso, con nove colpi di P38 mentre stava rincasando, con al guinzaglio il suo affezionato cane: un omicidio dimenticato e rimasto impunito. Fra i primi ad indagare sull’omicidio ci fu il giornalista Mario Francese, ucciso dalla mafia esattamente un anno dopo, il 26 gennaio del 1979.


Quali sono i cognomi più diffusi a Palermo


Ortoleva


(come Giovanni Ortoleva, partigiano fucilato dai repubblichini a Biella)

Ortoleva è cognome di origine greca il cui significato non c’è stato possibile conoscere: tracce di questa cognominizzazione si trovano a Palazzo Adriano, nel Palermitano, con un Calogerius Ortoleva, vissuto nella seconda metà del secolo XV (1482). E’ cognome molto raro, noto soprattutto nel Messinese (Mistretta, Castel di Lucio, Acquedolci, Sant’Agata Militello, Santa Teresa Riva, Taormina, ecc.) e nel Palermitano (Partinico, Isnello, Palermo, Cefalù, Trappeto, Corleone, ecc.) ma anche nel Catanese (Catania, Misterbianco, Gravina di Catania, Motta Sant’Anastasia, ecc.), nell’Ennese (Valguarnera Caropepe, Piazza Armerina, Enna), nel Nisseno (Caltanissetta, Butera), nel Siracusano (Siracusa); fuori dell’Isola, alcune famiglie Ortoleva sono censite in Lombardia, Lazio, Piemonte, Toscana, Emilia-Romagna, Liguria.


Riferimenti storici e personaggi. Antonio Ortoleva (Catania 8/8/1951), giornalista professionista, scrittore. Ennese di adozione è stato per 30 anni redattore del Giornale di Sicilia, cronista culturale presso quotidiani e periodici e direttore del Gr di Radio 100 Passi. Ha scritto di antifascismo, antimafia e spiritualità indiana. Già docente a contratto di giornalismo presso l’Università degli Studi di Palermo, ha pubblicato “C’era una volta l’India e c’è ancora” (2015) e “Non posso salvarmi da solo. Jacon, storia di un partigiano” (2021). Giuseppe (Peppino) Ortoleva (Napoli 29/8/1948), accademico e storico; studioso di storia e teoria dei mezzi di comunicazione, ha indagato il ruolo dei media nella diffusione della conoscenza storica e le conseguenze sociali e culturali dell’innovazione mediatica. Già professore di Storia e Teoria della comunicazione presso l’Università degli Studi di Torino, ha curato musei e mostre sulla società, la cultura, le tecnologie del mondo contemporaneo. E’ presidente di Mediasfera, società di ricerca e progettazione culturale. Tra le sue più recenti pubblicazioni vengono ricordate: “Il secolo dei media. Riti, abitudini, mitologie” (2009-2022); “Dal sesso al gioco. Un’ossessione per il XXI secolo” (2012); “Miti a bassa intensità. Racconti, media, vita quotidiana” (2019); “Sulla viltà. Anatomia e storia di un male comune” (2021). Giovanni Ortoleva (Isnello 15/4/1921-9/3/1945), partigiano della XII Brigata Garibaldi “Nedo Pajetta”, trucidato dai fascisti repubblichini, insieme ad altri 20 compagni, il 9 marzo 1945, a Salussola (Biella). Catturato con il suo gruppo mentre riposava in un rifugio di fortuna durante una marcia di trasferimento, rifiutò le proposte del comandante repubblichino, anche lui siciliano: avrebbe dovuto rivelare la località in cui erano acquartierati i reparti partigiani; tradire i suoi compagni in cambio della sua vita. Fu portato fra i suoi e, insieme a loro, seviziato e fucilato la mattina del 9 marzo. Del gruppo si salvò solo un compagno, Sergio Canuto Rosa, unico testimone oculare dell’orrendo crimine. La storia di Jacon (nome di battaglia di Giovanni Ortoleva), è stata narrata, nel centenario della nascita dell’eroe partigiano, dal giornalista Antonio Ortoleva nel libro “Non posso salvarmi da solo. Jacon, storia di un partigiano” (2021). Vincenzo Ortoleva (Catania 23/5/1965), filologo classico; dal 2005 è professore ordinario di Filologia classica presso l’Università degli studi di Catania. I suoi campi di ricerca particolari sono la letteratura greca e latina, la tradizione testuale, la critica testuale, la storia dell’erudizione classica. Ha scoperto diversi manoscritti di autori greci e latini, fra cui una traduzione greca anonima del Disticha Catonis e frammenti inediti dello scrittore latino Pelagonius. Le sue numerose pubblicazioni sono presenti in importanti riviste nazionali ed internazionali. Biagio Ortoleva (Corleone 4/6/1752 – 30/6/1798), religioso e poeta, studioso dei classici latini e greci. Grande compositore di poesie, trovava ispirazione dai grandi autori latini: Catullo, Seneca, Virgilio, Tibullo, Ovidio. La sua produzione poetica è andata quasi tutta perduta.


Amenta


(come Marco Amenta, regista)

Amenta è un cognome tipicamente siciliano diffuso in tutte le province dell’isola, in particolare nel Siracusano (Siracusa, Floridia, Solarino, Lentini, Carlentini, Pachino, Priolo Gargallo, Augusta, Melilli, Buscemi, Noto, Francofonte, ecc.), nel Palermitano (Palermo, Trabia, Lercara Friddi, Valledolmo, Misilmeri, Termini Imerese, Caccamo, Monreale, Cinisi, ecc.), nel Ragusano (Scicli, Vittoria, Santa Croce Camerina, Ispica, ecc.), nel Catanese (Catania, Pedara, Paternò, Acireale, Aci Catena, Aci Sant’Antonio, Militello Val di Catania, San Gregorio di Catania, Vizzini, Giarre, ecc.), nel Messinese (Messina, Milazzo, Patti, Pace del Mela, ecc.), nel Nisseno (Vallelunga Pratameno, Caltanissetta ecc.), nell’Ennese (Catenanuova, Centuripe). Con piccoli nuclei è presente anche in quasi tutte le altre regioni italiane: Lombardia, Lazio, Piemonte, Emilia-Romagna, Basilicata, Liguria, Campania, Calabria, ecc.; in tutto in circa 200 comuni italiani. L’origine del cognome risale probabilmente al nome greco Amyntas (Αμύντας) che significa “difensore”; ma potrebbe essere un’agglutinazione linguistica del dialettale siciliano “a menta”= la menta. In linguistica si chiama agglutinazione il procedimento di formazione di parole tramite giustapposizione (incollatura) di elementi distinti, es. o vero = ovvero, se bene = sebbene. Poco credibile, come qualcuno sostiene, la derivazione da soprannomi derivati dall’egiziano Aha Men Ptah, che è il paradiso e il regno dei morti egizi.


Riferimenti storici e personaggi. Niccolò Amenta (Napoli 1659/1719), letterato italiano, scrisse la Vita di Leonardo di Capua, fondatore dell’Accademia degli Investiganti. Fu brillante autore e commediografo oltre che polemista su questioni di lingua italiana. Marco Amenta (Palermo 1/8/1970), regista, fotoreporter, produttore cinematografico; suoi sono i film “Diario di una siciliana ribelle” (documentario 1996), “Il fantasma di Corleone” (film documentario, 2005), sulla vita e la caccia a Bernardo Provenzano, “La siciliana ribelle” (2009), ispirato alla vita di Rita Atria, “Berlusconi, le roi Silvio” (documentario 2014), “In trincea” (cortometraggio, 2020, “Tra le onde”, 2021. Marco Amenta ha ricevuto il premio “Siciliani nel mondo, 1^ edizione”, istituito dall’omonimo Intergruppo parlamentare dell’Assemblea siciliana, e consegnatogli nel corso di una cerimonia tenutasi nella Sala Gialla di Palazzo dei Normanni a Palermo. Daniela Amenta (1/4/1959), giornalista professionista, scrittrice. Ex caporedattore dei quotidiani Epolis e l’Unità, è stata responsabile delle pagine culturali di molte testate, direttrice di Radio Città Futura, capo della redazione romana di Duel. Ha scritto di musica per importanti testate specializzate e ha lavorato in emittenti libere e in Rai, dove ha curato i programmi radiofonici Stereonotte e Notturno Italiano; si è occupata dei lemmi musicali per l’Enciclopedia Treccani. Ha pubblicato un giallo botanico “La ladra di piante”, un saggio su Freak Antoni e “Malatempora”, pamphlet satirico su Roma ai tempi della sindaca Virginia Raggi.


Cristina


(come Cosimo Cristina, giornalista “suicidato” dalla mafia)

Il nome Cristina deriva dal latino christianus usato dai francesi già al tempo di Carlo Magno. La cognominizzazione del nome vale quindi come scelta religiosa e testimonianza della fede in Cristo al tempo delle persecuzioni. La variante Cristiano potrebbe aver avuto origine dall’incrocio con il nome medioevale Tristano (cfr.www.paginainizio.com). Si tratta di un cognome panitaliano diffuso soprattutto in Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto, Sicilia, Toscana, Lazio, ma anche in Liguria, Campania, Calabria, Molise, Friuli-Venezia Giulia, Marche, ecc. In Sicilia è noto soprattutto nel Palermitano (Palermo, Cefalù, Termini Imerese, Valledolmo, Campofelice di Roccella, Pollina, ecc.), nel Catanese (Caltagirone, Catania, Valverde, Mascalucia, Aci Sant’Antonio, ecc.), nel Messinese (Tusa, Mistretta, Sant’Agata di Militello, ecc.), nel Siracusano (Siracusa, Augusta, ecc.), nel Trapanese (Alcamo, Calatafimi, ecc.). Famiglie Cristina nel mondo sono attestate soprattutto in Brasile, Portogallo, Indonesia.

Riferimenti storici e personaggi. Cristina, illustre famiglia piemontese, ebbe origine a Carignano, poi, nel corso dei secoli, si propagò in diverse altre regioni italiane: suoi esponenti hanno reso illustre il casato che fiorì soprattutto a Torino, a Carignano e in altre zone piemontesi. Cosimo Cristina (Termini Imerese 11/8/1935-5/5/1960), primo giornalista italiano ucciso dalla mafia. Fu assassinato da sicari mafiosi rimasti impuniti; il suo cadavere venne ritrovato il 5 maggio 1060 lungo i binari della linea Palermo-Messina, fra le stazioni di Termini Imerese e Trabia. Giornalista pubblicista, corrispondente de L’Ora di Palermo e dell’agenzia Ansa, aveva collaborato anche con il Corriere della Sera, Il giorno, Il gazzettino di Venezia; aveva fondato il giornale Prospettive siciliane. Aveva scritto articoli e inchieste sugli intrecci fra mafia e politica nella zona delle Madonie. Dapprima la sua morte venne considerata suicidio, ma alcuni anni dopo, il vicequestore di Palermo, Angelo Mangano, riuscì a far aprire le indagini avendo scoperto che il cronista era stato ucciso in un luogo e deposto sui binari della ferrovia per simulare il suicidio. Sfortunatamente l’esito fu negativo. Nel 2000 l’Amministrazione comunale di Termini Imerese dedicò una strada al giornalista scomparso e, un decennio dopo, le associazioni termitane deposero una lapide all’esterno della galleria Fossola, luogo di ritrovamento del cadavere di Cosimo; nel 2017 l’Istituto Comprensivo “Tisia d’Imera” gli ha dedicato l’aula magna. Mirella Cristina (Verbania 21/9/1966), avvocata, giornalista pubblicista, deputata del gruppo “Forza Italia-Berlusconi presidente”. E’ componente della seconda commissione “Giustizia” e della commissione parlamentare d’inchiesta sulle cause del disastro della nave Moby Prince (entrata in collisione con la petroliera Agip Abruzzo nella rada del porto di Livorno). Rodolfo Cristina (Pozzallo 25/2/1924-23/4/1979), pittore, docente di disegno e storia dell’arte. Allievo del Maestro Carlo Carrà all’Accademia delle Belle arti di Brera, si trasferisce agli inizi degli anni ’60 a Roma e lì avviene la sua consacrazione definitiva di artista di fama internazionale. La tradizione della pittura figurativa siciliana ha in Rodolfo Cristina uno dei più affermati rappresentanti. Giovanni Cristina, storico, docente di storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Genova. Si occupa di storia delle città italiane tra ‘800 e ‘900, dei processi di modernizzazione nel Mediterraneo contemporaneo e di linguaggi e retoriche del dopoguerra in Sicilia. E’ autore delle monografie “Il pilastro. Storia di una periferia bolognese nel dopoguerra” (2017) e “Il porto di Catania nel lungo Ottocento. Infrastrutture, traffici, territorio (1770-1920)” (2019).





     

 

 








L’origine dei cognomi Triolo, Ortoleva, Amenta e Cristina