I 12 film e le 2 serie tv da non perdere al Festival di Venezia

Una guida sui film da tenere d’occhio al Il Festival di Venezia 2022 (31 agosto – 10 settembre)? Eccola. L’edizione 79 della Mostra del Cinema si apre con White Noise di Noah Baumbach, film intimista e tragico su una famiglia anni ’80 che cerca di trovare un equilibrio tra consumismo e tragedia ambientale (nel cast la moglie di Noah, Greta Gerwig). La famiglia è al centro anche di L’immensità di Emanuele Crialese e di The son di Florien Zeller, film sui legami di sangue con Penélope Cruz e Hugh Jackman.

Quest’anno sembra che il festival pulluli di interpretazioni formidabili: tutti attendono Cate Blanchett nelle vesti della prima donna della storia a diventare direttrice d’orchestra in Tár e Ana De Armas, nei panni di Marilyn Monroe in Blonde.

Promettono bene anche Bones and All di Luca Guadagnino con Timothée Chalamet e Il signore delle formiche di Gianni Amelio, su una storia di discriminazione omosessuale ambientata a Roma negli anni Sessanta. Due le serie tv ammesse quest’anno alla Mostra: la terza stagione di The Kingdom di Lars Von Trier e Copenhagen Cowboy di Nicolas Winding Refn. Due autori da cui si attendono grandi risultati.

Mostra del Cinema di Venezia: i titoli stranieri e le star attese

I 10 film e le 2 serie da non perdere al Festival di Venezia 2022

Blonde

Il film, in concorso al Festival di Venezia, è uno dei titoli più attesi, soprattutto per la performance di Ana de Armas, nei panni di Marilyn Monroe. Un’interpretazione che, se riuscita, potrebbe garantire all’attrice – 34 anni – una candidatura all’Oscar. Blonde di Andrew Dominik, regista che ha già partecipato alla Mostra con il suo bellissimo L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford, regalando a Brad Pitt la Coppa Volpi nel 2007, è tratto dal bestseller di Joyce Carol Oates: un lavoro superlativo che re-immagina, tra realtà e finzione e scavo psicologico, la vita di Norma Jean.

Dall’infanzia all’ascesa nel mondo del cinema, dal pubblico agli amori, dalle fragilità alla brutta fine. «Come si pone una bambina indesiderata di fronte all’essere diventata la donna più desiderata del mondo? Proporre un’immagine sfolgorante al mondo, mentre l’io indesiderato soffoca all’interno», il commento del regista. Blonde sarà disponibile su Netflix dal 28 settembre.

White Noise  Rumore bianco

È il film d’apertura della Mostra. Noah Baumbach ci aveva già stupito nel 2019, proprio al Lido, con lo splendido Storia di un matrimonio. Il regista chiama ancora Adam Driver per raccontare un’altra storia famigliare, questa volta insieme a Greta Gerwig. Baumbach leggendo il romanzo di Deon DeLillo ne è rimasto folgorato, prima negli anni Ottanta, poi nel 2020 quando lo ha riletto, perché quello che leggeva sembrava che accadesse in quel momento. Vale a dire il crollo delle certezze, materiali e spirituali, che sostengono la vita quotidiana di una famiglia immersa nel presente, e gettata nell’incertezza. In un 1985 che assomiglia in pieno al 2022.

«Ho deciso di adattare il libro perché volevo fare un film che fosse folle come il mondo mi appariva – ha dichiarato il regista. Non è solo il ritratto di un paese, è anche la storia di una famiglia, del caos che cerca di nascondere, dei disastri da cui vengono travolti, del modo in cui fanno squadra e sopravvivono». Il film verrà distribuito da Netflix.

Greta Gerwig e Adam Driver. (Netflix)

The Son

Dopo il successo di The Father – Nulla è come sembra, con Anthony Hopkins e Olivia Colman (due Oscar), lo sceneggiatore e regista francese Florien Zeller racconta l’amore di Peter (Hugh Jackman) verso il figlio adolescente che soffre di una profonda depressione a causa della separazione dei genitori.

Zeller racconta i legami famigliari, il senso di colpa di un padre, le sue aspirazioni professionali e il tentativo di ricucire una ferita ancora aperta che non si rimargina nonostante sia passato molto tempo. Anche in questo caso c’entra la relazione complessa con il padre (Hopkins). Un film emotivamente dilaniante che vanta nel cast anche Vanessa Kirby.

Hugh Jackman in “The Son”.

Tár 

Il film di Todd Field è incentrato sulla prima donna della storia a diventare direttrice di una delle più importanti orchestre tedesche, Lydia Tár. L’attrice di Carol, Cate Blanchett, è stata definita da Alberto Barbera «in stato di grazia». Ottava candidatura all’Oscar in arrivo? Intanto godiamocela in concorso. «Questo è il film di Cate – ha dichiarato il regista. Se avesse rifiutato, Tár non avrebbe mai visto la luce. Mentre giravamo l’abilità sovrumana e la verosimiglianza di Cate sono stati qualcosa di veramente sbalorditivo da vedere».

Al Festival di Venezia, l’attrice con due Oscar sul comò, ha già vinto un Coppa Volpi con Io non sono qui, dove interpretava la parte di Bob Dylan; mentre nel 2020 è stata presidente di giuria. Tár uscirà in sala il 7 ottobre.

Cate Blanchett. (Focus Features)

Bones and All

Luca Guadagnino, uno dei nostri registi più apprezzati all’estero firma un altro progetto internazionale con Timothée Chalamet, che aveva già diretto in Chiamami col tuo nome. Dopo il remake di Suspiria, Guadagnino torna a sconvolgere il Festival di Venezia raccontando una storia di cannibalismo e di amore tra Maren (Taylor Russell), una ragazza che sta imparando a sopravvivere ai margini della società, e Lee (Chalamet), un ragazzo solitario dall’animo combattivo.

Bones and All è il viaggio on the road ed emotivo di due giovani che tentano di trovare il proprio posto in un mondo pieno di pericoli che non riesce a tollerare la loro natura. «È una riflessione su chi si è, e su come si possa superare ciò che si prova, specialmente se è qualcosa che non si riesce a controllare in sé stessi», la dichiarazione di Guadagnino.

Taylor Russell e Timothée Chalamet. (Metro-Goldwyn-Mayer Pictures)

Don’t worry darling

Si tratta del secondo film da regista dell’attrice Olivia Wilde, che dopo La rivincita delle sfigate ha girato un thriller psicologico ambientato nella comunità sperimentale e idilliaca di Victory, dove Alice (Florence Pugh) vive col marito Jack (Harry Styles). Siamo negli anni ’50, e tutto sembra procedere a gonfie vele: i mariti lavorano ogni giorno all’interno del quartier generale del Victory Project, diretto dall’Amministratore Delegato Frank (Chris Pine), mentre le mogli vivono nel lusso e nell’agio. Insomma si direbbe una vita perfetta.

Fino a quando Alice inizia a notare le crepe e il lato oscuro di questo microcosmo solo apparentemente paradisiaco. Che cosa stanno progettando al Victory? Alice è disposta a tutto pur di scoprire la verità. Il film, fuori concorso, uscirà nelle sale il 22 settembre.

Harry Styles e Florence Pugh.

Il signore delle formiche

Gianni Amelio è un habitué del Festival di Venezia; nel 1998 vinse anche il Leone d’oro con Così ridevano. Il regista de La tenerezza ritorna al Lido con un film sulla violenza e l’ottusità della discriminazione raccontando la vicenda vera del drammaturgo Aldo Braibanti (Luigi Lo Cascio), che negli anni ‘60 fece scalpore perché processato per aver plagiato, ovvero sottomesso alla sua volontà in senso fisico e psicologico, un giovane allievo (Leonardo Maltese).

Il ragazzo, per volere della famiglia, venne rinchiuso in un ospedale psichiatrico e sottoposto a elettroshock perché considerato malato. Amelio segue il processo del Braibanti che si concluse con una condanna a 9 anni di reclusione e la mobilitazione di quei pochi che sostennero la sua causa, tra cui un giornalista dell’Unità (Elio Germano). In sala dall’8 settembre.

Luigi Lo Cascio nei panni di Aldo Braibanti.

The Kingdom – Exodus. Stagione 3

Lars Von Trier riprende le redini della sua serie The Kingdom (l’ultima stagione risale a 28 anni fa e fu presentata sempre a Venezia) e ci porta nelle atmosfere spettrali del Regno, l’ospedale infestato di Copenhagen al centro della vicenda insieme alla sonnambula Karen. La donna si rende conto che potrebbe essere l’unica a poter liberare quel luogo dal tormento. Ma come?

Nel frattempo è entrato nell’equipe dell’ospedale il medico svedese Helmer Junior, intento a introdurre metodi non proprio ortodossi nei confronti dei pazienti danesi, ma il male ha in serbo un disegno ancora più terrificante: le porte del Regno si stanno riaprendo e l’Esodo sta per compiersi. Il male prosegue il suo cammino in quel luogo, gli spiriti circondano l’ospedale e la medicina prova a combatterlo. Sarà Karen a provare a salvare il Regno dal suo destino. Anche con la terza stagione il regista di Antichrist è pronto a sconvolgere il pubblico.

Una scena di The Kingdom – Exodus. (Zentropa)

Ti mangio il cuore 

Il gangter movie di Pippo Mezzapesa, con Elodie al suo esordio cinematografico e ispirato all’omonimo libro di Carlo Bonini e Giuliano Foschini, viene presentato nella sezione Orizzonti del Festival di Venezia. Nel cast anche Francesco Patanè, Francesco Di Leva, Tommaso Ragno e Michele Placido. Ti mangio il cuore si svolge in Puglia, nel Gargano, un territorio conteso da criminali e governato dalla legge del più forte in cui il sangue si lava col sangue.

In questa territorio da far west si riaccendere un’antica faida tra due famiglie rivali (i Malatesta e i Camporeale) a causa di un amore proibito: quello tra Andrea (Patanè), figlio di un Malatesta, e Marilena (Elodie), moglie del boss dei Camporeale. Una passione fatale che riporta i clan in guerra. Marilena però non ha intenzione di stare a guardare. Dopo il Festival di Venezia il film uscirà nei cinema il 22 settembre.

Il trailer di “Ti mangio il cuore”. L’esordio da attrice di Elodie

Il trailer di “Ti mangio il cuore”. L’esordio da attrice di Elodie

Copenhagen Cowboy

Si tratta della nuova serie tv di Nicolas Winding Refn dopo Too Old to Die Young, con protagonista la giovane Miu. Dopo una vita di servitù, alle soglie di un nuovo inizio, l’enigmatica eroina, e uno dei tanti alter ego del regista, si aggira nel tetro mondo criminale di Copenaghen alla ricerca di giustizia e vendetta.

Miu incontra la sua nemesi, Rakel, insieme intraprendono un viaggio nel naturale e nel soprannaturale. Copenhagen Cowboy è una serie noir in sei episodi in pieno stile Refn che «cerca allo stesso tempo di sedurre e intrattenere i sensi», ha dichiarato il regista di Drive. «È un progetto per stimolare la mente, gli occhi, la lingua, il cuore e l’anima: tensioni ed emozioni si accendono in un macabro tour de force che si manifesta in Miu». La serie verrà distribuita da Netflix.

Nicolas Winding Refn. (Netflix)

Master Gardener

Il 3 settembre Paul Schrader riceverà a Venezia il Leone d’Oro alla carriera, contemporaneamente presenterà il suo nuovo film con Joel Edgerton e Sigourney Weaver. Narvel Roth (Edgerton) è l’orticoltore della storica dimora di Gracewood Gardens, di proprietà della ricca vedova Norma Haverhill (Weaver). Narvel ha occhi e attenzione per le piante dello splendido giardino e anche per la signora.

Quando la donna gli chiede di assumere la sua capricciosa e inquieta pronipote Maya come apprendista, il caos entra nella vita del giardiniere e gli oscuri segreti di un passato violento ritornano a galla minacciando chi gli sta intorno. Navel scopre di dover scegliere tra le due donne: la vedova e la giovane nipote. Il regista di American Gigolo ritorna a Venezia dopo aver presentato lo scorso anno Il collezionista di carte e nel 2017 First Reformed, grazie al quale ottenne la sua prima candidatura all’Oscar come sceneggiatore.

Joel Edgerton e Sigourney Weaver in “Master Gardener”.

L’immensità 

Emanuele Crialese torna dietro la macchina da presa dopo 11 anni da Terraferma per raccontare un film sulla memoria, sulla famiglia, sui figli e la loro relazione con una madre che ha le fattezze di Penélope Cruz. Siamo negli anni ’70, il matrimonio tra Clara (Cruz) e Felice (Vincenzo Amato) è finito, ma i due non riescono a lasciarsi. A tenerli uniti sono i figli.

Adriana, la più grande, ha appena compiuto 12 anni, rifiuta il suo nome, la sua identità e vuole convincere tutti di essere un maschio. Questa sua ostinazione porta il già fragile equilibrio familiare ad un punto di rottura. «L’immensità è il film che inseguo da sempre – ha dichiarato Crialese – ma ogni volta era come se non mi sentissi mai abbastanza pronto, sicuro, maturo». Ora è arrivato il momento di scoprire il lavoro più intimo del regista di Respiro.

Penélope Cruz in “L’immensità”.

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