VENEZIA 2022/ Leone d’Oro a Poitras: chiude un Festival che rilancia il cinema

Si è chiusa ieri la 79esima Mostra del cinema di Venezia con il Leone d’Oro assegnato a “All the Beauty and the Bloodshed” di Laura Poitras, un film documentario sulla vita della fotografa Nan Goldin (Coppa Volpi a Colin Farrell e Cate Blanchett). Un’edizione importante, che ha rivisto pubblico e giornalisti a gremire le sale del Lido e il pubblico, in disordinata fila, ad aspettare l’arrivo sul red carpet delle proprie star, che non sono mancate. Speriamo sia di buon auspicio per la nuova stagione.

Qui a Venezia si è visto di tutto: opere ordinarie, opere straordinarie e perfino opere piuttosto modeste. Di seguito un breve vademecum dei film, in ordine alfabetico, che ho visto per voi, accompagnati da una sintetica descrizione e da un voto espresso in una scala da 1 (da dimenticare) a 5 (un capolavoro). Buona visione!

A COMPASSIONATE SPY (Voto: 2)

La storia vera di Ted Hall, studente diciottenne di Harvard, coinvolto nel progetto Manhattan, volto alla creazione della bomba atomica, prima dei tedeschi. Divenuto spia, in favore dei russi, per evitare il peggio. Film documentario vecchio stile. Per prof di storia e dintorni.

A COUPLE (1) – In concorso

Un film noiosamente mortale. Per un’intera ora un’attrice inespressiva (Nathalie Boutefeu) legge le quotidiane lettere d’amore e odio tra Tolstoj e la sua amata, tra rumori di cicale e uccellini. Perversamente anti-cinematografico. Wiseman sarà pure un gran regista di documentari, ma Dio ci salvi da questo cinema. Il peggiore visto a Venezia.

ARGENTINA 1985 (4) – In concorso

La storia del processo argentino, affidato al pubblico ministero Julio Strassera, che portò sul banco degli imputati, contro ogni ragionevole probabilità, i tre comandanti delle forze armate, responsabili della dittatura. Un film giudiziario sorprendente, raccontato con i toni dell’ironia.

ATHENA (3) – In concorso

La guerra civile in Francia, nelle banlieue, scatenata dall’uccisione di un giovane ragazzo. Un film di guerra cittadina che non lascia respiro, tra cortei, sommosse, spari e fuochi d’artificio. Concitato ed emozionante, non originale.

BARDO (3,5) – In concorso

Il nuovo film di Inarritu, premio Oscar per “Revenant”, racconta la storia di un documentarista alle prese con gli scheletri del suo passato. Un viaggio emotivo immaginifico, a tratti memorabile, a tratti prolisso, con una trama tanto semplice quanto difficile da comporre, come qualunque coscienza che prova a fare i conti con se stessa.

BLONDE (4,5) – In concorso

Tra i più bei film dell’edizione. La biografia di Marilyn attraverso i suoi incubi e le sue laceranti fragilità. Un mito globale divenuto oggetto sessuale, prima ancora di trasformarsi in un oggetto di culto. Triste, tristissimo. E memorabile.

BONES AND ALL (3,5) – In concorso

“Il tempo delle mele, ma cannibali” si legge in un commento esilarante sul film, tra i messaggi sul “popwall” allestito della mostra. Un altro film horror (ma “pacato”) di Guadagnino con l’ormai acclamata star Timothée Chalamet. Ragazzo di strada, ai margini della società, incrocia le fauci di una bella ragazza della sua specie. E scatta l’amore. Conturbante e assetato. Di sangue.

CHIARA (1) – In concorso

La storia di Santa Chiara, amica di San Francesco e fondatrice dell’ordine delle Clarisse. La buona volontà di raccontare il carisma di una donna “rivoluzionaria” naufraga in un’opera recitata in dialetto e a tratti ridicola. “I fiori non so da magnà, Francé…” ammonisce Chiara. “Per colpa delle femmene noi tutti morimo” ricorda un frate… Il volgare, scelto per “verità” storica, ammazza la credibilità della storia, che si muove nel territorio della mediocre fiction all’italiana. Imbarazzante e senza un briciolo di spiritualità.

DEAD FOR A DOLLAR (3)

Diretto da Walter Hill, il regista de “I guerrieri della notte”, un western tradizionale a basso costo che non aggiunge nulla all’epica dei western e nemmeno al loro percorso di evoluzione. Meno male che, almeno, ci sono Willem Defoe e Christoph Waltz. Per feticisti del genere.

DON’T WORRY DARLING (3)

Nel plasticato scenario degli anni Cinquanta americani nasce un immaginario e visionario progetto di felicità, intriso di storico doveroso conformismo. Con Harry Styles, infallibile trappola adolescenziale, e Florence Pugh, al centro in questi giorni del gossip più sfrenato. Film godibile, seppure puzzi di già visto.

DREAMIN’ DREAM (3)

Donnie (Casey Affleck, il fratello bravo di Ben), ormai adulto, riesce a realizzare il sogno di quando era solo adolescente: trent’anni più tardi il suo album viene rimasterizzato, diffuso e celebrato. Una fiaba, fuori tempo massimo.

EN LOS MARGENES (4)

Penelope Cruz combatte per non perdere la casa. Accanto a lei, come lei, un popolo disperato, abbandonato alla crisi economica, costretto a reinventarsi ogni giorno per non morire, nel profondo silenzio delle istituzioni. Storia di un uomo coraggioso e del suo impegno, al costo della propria felicità.

FREEDOM ON FIRE (3)

Voci dal fronte ucraino. Si va in guerra con loro, tra bombe, lacrime, morti e sogni di sopravvivenza. Un docufilm che ti sbatte in faccia la disperazione di un popolo invaso dal delirante progetto di un dittatore camuffato da patriota. Consigliato ai negazionisti.

GLI ORSI NON ESISTONO (4) – In concorso

Tra i film più applauditi a Venezia, firmato dal regista iraniano Jafar Panahi (arrestato dal regime solo sei mesi fa), c’è “No bears”. Un impietoso affresco dell’Iran rurale, che narra due storie d’amore che scorrono parallele e drammatiche, mentre rompono le rigide regole sociali e religiose del paese. C’è da aver paura.

HANGING GARDENS (3)

Tra montagne di rifiuti, in un remoto paese dell’Iraq, seguiamo la curiosa vivacità di un ragazzino che trova una più che realistica bambola gonfiabile e decide di prendersene cura. L’aridità dei sentimenti in un paese dalle rigide leggi morali e sociali. Tra tristezza e tenerezza.

IL SIGNORE DELLE FORMICHE (3) – In concorso

Gianni Amelio racconta la storia di Aldo Braibanti, professore omosessuale accusato di plagio nei confronti di un “discepolo” ventitreenne. La barbara condanna di un uomo, “malato” di omosessualità. Tema caldo, svolgimento finto.

IN VIAGGIO (3)

I viaggi di Papa Francesco: da Lampedusa (2013) fino ai nostri giorni. Le sincere parole di un uomo gigante, in mezzo a una massa di nani retrogradi. Uno stimolo per tutti, credenti e non credenti. Si può discutere su tutto, tranne che sull’uomo.

LES ENFANTS DES AUTRES (2,5) – In concorso 

L’amore provoca disastri. E ancora di più quando si trova ad accompagnarsi a un forte desiderio di maternità, proprio quando la vita biologica comincia il conto alla rovescia. Un film esistenziale, ben interpretato, che viaggia lungo il confine della banalità. Evitabile.

LES MIENS (3) – In concorso

Una sofferta separazione, e poi un incidente, sono l’occasione per il protagonista e per la sua famiglia di rivedere la propria vita, le proprie priorità e il modo di relazionarsi con il mondo e con se stessi. Un film intimista, di produzione francese, che fa riflettere.

L’IMMENSITÀ (2) – In concorso

L’atteso, sensibile e talentuoso Emanuele Crialese (Nuovomondo, Terraferma) racconta una storia familiare italiana, mettendo al centro la sofferta trasformazione di una ragazzina che vuole essere uomo. Un tema forte, necessario e interessante, svilito nel racconto banale del regista e del suo coro di attori, tra cui una monocorde Penelope Cruz. Facciamoli questi film, ma facciamoli meglio.

LOVE LIFE (3,5) – In concorso

Immersi in uno scenario culturale alieno all’Occidente, “Love life” racconta la storia di una donna, contesa tra l’amore di due uomini molto diversi tra loro. Un film enigmatico, che si dibatte tra il dramma insostenibile di un lutto familiare, la poesia dei piccoli gesti d’amore e le stranezze di una società ancora piuttosto difficile da comprendere. Da vedere e rivedere, per capirci qualcosa in più.

MASTER GARDENER (3,5)

La storia del metodico Narvel (Joel Edgerton), maestro giardiniere nella splendida tenuta della gelida signora Haverhill (Sigourney Weaver). Un passato difficile che improvvisamente torna a galla, trasformando il film in una storia di gangster. Piacevolmente bipolare.

MONICA (3) – In concorso

“Non posso più essere tua madre” dice una donna alla figlia, decisa a divenire trans. Si ritroveranno diversi anni dopo, sul letto di morte della donna, con molte cose da raccontarsi e perdonarsi. Un film silenzioso, anche troppo, ma di grande umanità.

NUCLEAR (3)

Elogio al nucleare, secondo alcuni la vera fonte di energia pulita, nonché l’arma più efficace e potente contro il riscaldamento globale. Un docufilm che cerca di demolire il pregiudizio storico contro l’uranio e le sue terrificanti radiazioni. Così ci racconta (convintamente e dati alla mano) il regista Oliver Stone. C’è da capire…

OLTRE IL MURO (3,5) – In concorso

Un uomo rinchiuso nel buio dei suoi occhi che stanno per abbandonarlo. Tra il silenzio della disperazione e il fragore del mondo esterno in protesta, scopriamo un pezzo doloroso dell’Iran contemporaneo, che fatica a cambiare. Da vedere, e sopportare.

SAINT OMER (2) – In concorso

Il processo di una donna, accusata di aver ucciso il figlio appena nato. Camera fissa, due ore di parole allucinate. Un film colpevolmente difficile, proposto al ritmo di un documentario. Faticoso, molto faticoso, inutilmente faticoso.

SICCITÀ (2)

La Grande Bellezza, ma senza Bellezza. Una sorta di populismo cinematografico che propone un circo umano, straboccante di stereotipi e mezze comparse. Un film senza graffio dell’apprezzato regista de “La pazza gioia”. Una delusione, e anche forte.

TÀR (3) – In concorso

La storia immaginaria di Lydia Tar, tra le prime e più virtuose direttrici d’orchestra nel maschilista mondo della musica classica. Intrighi, gelosie, amori lesbo e capricci autodistruttivi di una donna, animata dal talento attoriale di Cate Blanchett. Andante, con gusto.

THE BANSHEES OF INISHERIN (4,5) – In concorso

Il mio “Leone” preferito di quest’anno. Un pittoresco e ridicolo affresco di uno sperduto villaggio irlandese dove non succede nulla di nulla e dove chiunque sa tutto di tutti. Improvvisamente due amici litigano e il piccolo mondo rurale va in mille pezzi. Dal regista di “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”. Da vedere, ridendo.

THE ETERNAL DAUGHTER (2) – In concorso

Il soporifero ritorno nella casa di famiglia (trasformata in un hotel) di una donna e di sua madre, entrambe interpretate dalla gelida Tilda Swinton. Un non-horror psicologico che affronta tematiche con sofisticate quanto invisibili riflessioni sul sé. Caffè doppio.

THE HAPPIEST MAN IN THE WORLD (3) 

In una sala per single in cerca d’amore si ritrovano, non per caso, una donna bosniaca, colpita quando era giovane da una pallottola sparata da un soldato serbo, e lo stesso soldato, in cerca di redenzione. Dall’odio al perdono, attraverso una catarsi emotiva che coinvolge lo spettatore e la sala. La guerra lascia il segno indelebile nella vita di chiunque ne sia coinvolto. Sia esso vittima o carnefice. Contemporaneo.

THE MATCHMAKER (3,5)

Un delirante docufilm sull’Isis e le sue reclute. Una lunga e spiazzante intervista a Tooba Bashir Gondal, jihadista britannica fuggita in Siria a popolare il nascente stato fondamentalista, protagonista. Pentita ma non troppo.

THE SON (4) – In concorso

La commovente storia di Nicholas, un adolescente devastato dalla separazione dei suoi genitori. Dalla fragilità alla malattia mentale, verso un percorso di autodistruzione che fa temere al suicidio. Dal regista di The Father. Da vedere, piangendo.

THE WHALE (3,5) – In concorso

Dopo la morte del compagno, Charlie ha perso il controllo della sua vita. Rinchiuso nella sua casa, è ingrassato così tanto da mettere a rischio la sua stessa vita. Un film toccante, magistralmente interpretato da un irriconoscibile Brendan Fraser, che riempie lo spazio della sua casa, come fosse il palco di un teatro. Da vedere.

VERA (3)

La finta storia di Vera Gemma, figlia di Giuliano Gemma. Storie di strada e di borgata che raccontano la difficoltà di sopravvivere della povera gente e le fatiche di Vera per essere figlia di qualcuno, senza essere davvero nessuno. Tristemente rivelatore. Con un cameo di Asia Argento.

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