Stasera in tv: il remake live

Il re leone, su Rai 1 il remake live-action del classico d’animazione Disney diretto da Jon Favreau (Il libro della giungla, Iron Man) e con le voci italiane di Marco Mengoni, Elisa, Edoardo Leo, Stefano Fresi, Massimo Popolizio e Luca Ward.

Il re leone – Cast e doppiatori

Doppiatori originali

Donald Glover: Simba adulto
JD McCrary: Simba giovane
Billy Eichner: Timon
Seth Rogen: Pumbaa
Chiwetel Ejiofor: Scar
Beyoncé: Nala adulta
Shahadi Wright Joseph: Nala giovane
Penny Johnson Jerald: Sarafina
John Kani: Rafiki
John Oliver: Zazu
Florence Kasumba: Shenzi
Eric Andre: Azizi
Keegan-Michael Key: Kamari
Alfre Woodard: Sarabi
James Earl Jones: Mufasa

Doppiatori italiani

Marco Mengoni: Simba adulto
Vittorio Thermes: Simba giovane (dialoghi)
Simone Iuè: Simba giovane (canto)
Edoardo Leo: Timon
Stefano Fresi: Pumbaa
Massimo Popolizio: Scar
Elisa: Nala adulta
Alice Porto: Nala giovane (dialoghi)
Chiara Vidale: Nala giovane (canto)
Laura Romano: Sarafina
Toni Garrani: Rafiki
Emiliano Coltorti: Zazu
Rossella Acerbo: Shenzi
Paolo Vivio: Azizi
Alessandro Budroni: Kamari
Antonella Giannini: Sarabi
Luca Ward: Mufasa

Il re leone – Trama e trailer

Diretto da Jon Favreau (Il libro della giungla), il remake viaggia nella savana africana dove nasce un futuro re. Simba idolatra suo padre, il re Mufasa, e prende a cuore il suo stesso destino reale. Ma non tutti nel regno festeggiano l’arrivo del nuovo cucciolo. Scar, il fratello di Mufasa ed ex erede al trono, ha un piano tutto suo. La battaglia per Rupe dei Re è devastata dal tradimento, dalla tragedia e dal dramma, che si traduce infine nell’esilio di Simba. Con l’aiuto di una curiosa coppia di nuovi amici, Simba dovrà capire come crescere e riprendere ciò che è giustamente suo.

Curiosità sul film

  • “Il Re Leone” è diretto da Jon Favreau (Il libro della giungla, Iron Man) e prodotto da Favreau, Jeffrey Silver (La Bella e la Bestia, Edge of Tomorrow) e Karen Gilchrist (Il libro della giungla, Chef). Jeff Nathanson (Prova a prendermi, Pirati dei Caraibi: La vendetta di Salazar) ha scritto la sceneggiatura basata sulla sceneggiatura originale del 1994 di Irene Mecchi, Jonathan Roberts e Linda Woolverton. Tom Peitzman (coproduttore di Kong: Skull Island e Alice in Wonderland) e Thomas Schumacher (Il re leone, La Bella e la Bestia) sono produttori esecutivi e John Bartnicki (Il libro della giungla, Chef) è coproduttore. Il premiato team di artisti che daranno vita alla savana africana e ai suoi abitanti animali include il supervisore degli effetti visivi Rob Legato, che ha ideato le scenografie virtuali di Avatar e premiato con tre Oscar per il suo lavoro su Il libro della giungla, Hugo e Titanic ed è stato nominato per un Oscar per il suo lavoro su Apollo 13.
  • Jon Favreau ha affermato che c’è solo una “vera inquadratura” nell’intero film. Scrivendo su Instagram, ha detto: “Ci sono 1490 inquadrature renderizzate create da animatori e artisti CG. Ho inserito una singola inquadratura che abbiamo effettivamente filmato in Africa per vedere se qualcuno se ne sarebbe accorto. È la prima inquadratura del film che inizia con Il Cerchio della vita.”
  • Le iene avevano un ruolo da svolgere nell’ecosistema, come veri e propri spazzini. Stavano cercando di sopravvivere e Scar li reclutava per destabilizzare l’ambiente intorno alla Rupe dei Re. La dinamica della rivalità nel regno è esplorata più ampiamente nella versione di Favreau. “Le iene sono naturalmente intimidatorie”, ha detto L’esperto di effetti speciali Adam Valdez. “I loro volti hanno una forma a teschio che si legge alla luce e molto lavoro è stato fatto sui loro occhi e denti per enfatizzare il loro essere minacciose”.
  • Le 86 specie del film sono tutte animate a mano e con strumenti software completamente nuovi, mai esistiti prima di questo film, sono stati creati per rendere la pelliccia, la pelle e i muscoli quasi indistinguibili da quelli degli animali reali.
  • Timon, Pumbaa e Simba dormono insieme su un ceppo simile a come visto ne Il re leone 3: Hakuna Matata (2004).
  • Lo zulu è una delle tante lingue sudafricane insieme allo swahili, una lingua dell’Africa orientale, usata principalmente in questo film. I nomi di molti personaggi sono swahili, incluso Simba (leone), Nala (dono), Pumbaa (cuore), Rafiki (amico) e Sarabi (miraggio).
  • Rafiki è molto chiaramente un mandrillo in questa versione, rispetto alla versione originale in cui si riferiva indirettamente a se stesso come un babbuino e sembrava un ibrido mandrillo-babbuino.
  • Subito dopo il lungo viaggio di ricerca effettuato dal team in africa Favreau ha allestito la base della produzione de Il Re Leone all’interno di una struttura non segnalata costruita per l’occasione a Playa Vista, in California, un’area che è stata recentemente soprannominata Silicon Beach grazie alla crescente presenza di società di videogiochi e tecnologie all’avanguardia. La struttura era abbastanza larga da ospitare ogni cosa sotto un solo tetto, tra cui una stanza per la realtà virtuale. Grazie a due sale di proiezione pioneristiche – la Sala Simba e la Sala Nala – la squadra stanziata a Los Angeles poteva interagire in tempo reale con la squadra di MPC Film a Londra per esaminare l’animazione e gli effetti visivi. Favreau afferma: “Ne Il Libro della Giungla dovevo sempre spostarmi da una struttura all’altra e questo era difficile. Dunque abbiamo concentrato ogni cosa in un singolo edificio e utilizzato la tecnologia come fondazione del nostro lavoro: in questo modo siamo riusciti a utilizzare meglio il nostro tempo, rimanendo sempre a stretto contatto con i nostri collaboratori che si trovavano in altri luoghi. Il black box theater in cui registravamo le interpretazioni dei nostri attori e il motore per la realtà virtuale con cui abbiamo girato il film si trovavano nella stessa stanza. Avevamo diversi sistemi per la realtà virtuale e una dozzina di stazioni VR. Volevamo che sembrasse più una società tecnologica che uno studio cinematografico, quindi abbiamo creato una sorta di campus. Ogni tanto dei chioschi-furgone si fermavano di fronte all’edificio per sfamare la nostra squadra, oppure io mi mettevo a cucinare al piano di sopra”.
  • Ci sono voluti 130 animatori di 30 paesi diversi per creare il design dei personaggi del film.
  • Tutto ciò che si vede sullo schermo è stato creato al computer, ma non si tratta assolutamente di animazione tradizionale. Favreau afferma: “La cosa diversa dall’animazione tradizionale – oltre all’aspetto fotorealistico – è che, quand’è arrivato il momento di preparare le inquadrature e il layout al computer, abbiamo bloccato il processo e inserito l’intero film all’interno della realtà virtuale, permettendo ai nostri tecnici del live action di utilizzare un’attrezzatura fotografica autentica”. Legato spiega che si tratta di un approccio davvero unico e rivoluzionario. “I membri della squadra studiano gli animali di riferimento e gli animatori infondono la vita in questi impianti digitali. Stiamo utilizzando un medium digitale asettico per raccontare una delle storie più emozionanti che abbiamo mai realizzato con questi dispositivi. La dicotomia e la tensione sottostante che si vengono a creare danno vita a tante opportunità creative. Il cinema d’animazione non si era mai avvicinato così tanto alla cinematografia live action”.
  • L’inquadreatura con Mufasa che blocca il sole quando entra per la prima volta nella tana di Scar è un cenno a Enrico VIII nel film del 1966 Un uomo per tutte le stagioni.
  • Nonostante le recensioni contrastanti, i critici sono stati unanimi nel lodare le splendide immagini del film. Ciò è sorprendente dato che Favreau in realtà ha fatto di tutto per assicurarsi che ogni ripresa del film non fosse sbalorditiva. Il regista ha ritenuto che se i paesaggi del film fossero sempre belli da guardare, il film avrebbe presto iniziato a sembrare artificiale. Voleva che il film sembrasse più un documentario che un film d’animazione e, in una certa misura, ci è riuscito poiché molti critici hanno paragonato il film ai documentari Disneynature. Ha realizzato alcune riprese del film utilizzando obiettivi a campo lungo poiché tali obiettivi vengono utilizzati nei documentari. Tra Scar che spinge suo fratello oltre il ciglio di una scogliera e varie scene di combattimento tra i leoni e le iene, il remake è in realtà abbastanza violento per un film per bambini, soprattutto perché la violenza non è una farsa in stile Tom e Jerry. Con questo in mente, Favreau e la compagnia si sono assicurati che la violenza nel loro remake non fosse troppo realistica per non turbare il pubblico più giovane.
  • Il film ha avuto un weekend di apertura di 191 milioni di dollari negli Stati Uniti, battendo il record de La bella e la bestia (2017), altro remake Disney che ha esordito con 174 milioni.
  • “Il re leone” costo 250 milioni di dollari ha incassato oltre 1,6 miliardi di dollari in tutto il mondo durante la sua corsa nelle sale, superando Frozen per diventare il film d’animazione con il maggior incasso di tutti i tempi. È diventato anche il settimo film con il maggior incasso di tutti i tempi e il secondo film con il maggior incasso del 2019.
  • Disney ha annunciato un film prequel dal titolo Mufasa: The Lion King in uscita il 5 luglio 2024 con Barry Jenkins alla regia.

Note di produzione – Le fonti di ispirazione

LE TERRE DEL BRANCO

Il Masai Mara, in Kenya, che fa parte del Parco Nazionale del Serengeti, ha ispirato la rappresentazione delle Terre del Branco. I filmmaker hanno fotografato le iconiche distese erbose, gli alberi di acacia e il cielo in continua trasformazione. C’erano inoltre moltissimi animali tra cui leoni, leopardi, ghepardi, gnu, bufali neri, zebre e antilopi.

Le Chyulu Hills sono una catena montuosa situata nella parte sud-orientale del Kenya, caratterizzata da praterie e foreste montuose. Queste formazioni rocciose hanno ispirato la rappresentazione della Rupe dei Re nel film.

La zona di Borana, situata nella regione centro-settentrionale del Kenya, è stata utilizzata per creare la zona intorno alla Rupe dei Re.

Challenge Beach, in Kenya, ha ispirato la rappresentazione del laghetto in cui gli animali si abbeverano nelle Terre del Branco.

IL CIMITERO DEGLI ELEFANTI

Le formazioni di tufo di Mono Lake, California, sono state una straordinaria fonte di ispirazione per il Cimitero degli Elefanti nella storia.

L’area geotermica di Dallol, in Etiopia, è stata un’altra fonte di ispirazione, ma si è rivelata inaccessibile a causa dei gas tossici che rilascia. La troupe si è quindi recata al Parco Nazionale di Yellowstone in Wyoming per fotografare le zone geotermiche.

LA CARICA DEGLI GNU

Il Canyon di Sesriem, in Namibia, ha ispirato la nota e potente scena in cui Simba si esercita con il suo ruggito. Lo stretto canyon è lungo più di 800 metri e profondo oltre 30 metri.

LA FUGA DI SIMBA

Le spettacolari dune sabbiose dell’area di Sossusvlei, nel Deserto del Namib in Namibia, hanno ispirato la rappresentazione dell’ambiente in cui Simba si trova dopo che abbandona le Terre del Branco. La regione di Turkana, in Kenya, ha fornito ulteriori spunti.

Il Monte Kenya con la sua rigogliosa vegetazione è servito alla troupe per riprodurre la foresta nebbiosa di cui avevano bisogno per la scena in cui Simba cresce accanto a Timon e Pumbaa. I laghi di questa zona hanno ispirato il momento in cui Simba vede il riflesso di Mufasa nell’acqua.

Le cascate del Parco di Aberdare, tra cui le cascate Karuru – le più alte del Kenya – hanno ispirato l’ambientazione della scena in cui Nala fa ritorno nella vita di Simba. Secondo il visual effects supervisor Rob Legato l’esperienza del viaggio è andata al di là delle necessità legate al film. “C’è qualcosa di spirituale che si respira in Africa”, afferma. “C’è qualcosa di straordinario nella natura e nei suoi equilibri. Nel modo in cui una creatura si comporta e un’altra se ne ciba o fa qualcosa che preserva comunque l’armonia dell’ecosistema. Ci siamo resi conto che esiste un disegno più grande da qualche parte. Non puoi concludere un viaggio del genere senza delle percezioni spirituali legate alla culla della vita”.

Note di produzione – Le riprese virtuali

I filmmaker hanno dato inizio alla produzione con una fase di pre-visualizzazione (pre-viz), un processo che viene comunemente usato nel cinema d’animazione. L’animation supervisor Andrew Jones e la sua squadra di artisti hanno realizzato delle sequenze animate semplificate per visionare una versione provvisoria del film all’interno della realtà virtuale. Queste versioni iniziali delle ambientazioni e dei personaggi sono entrati a far
parte del motore grafico Unity. Favreau afferma: “Invece di guardare le immagini sullo schermo di un computer, potevamo entrare nell’ambientazione e camminare accanto a un leone animato” Come spiega il regista, la produzione virtuale utilizzata per Il Re Leone è un’estensione del processo già sperimentato per Il Libro della Giungla. Favreau e la sua squadra sono riusciti a realizzare un casco per la realtà virtuale: in questo modo potevano camminare sul set virtuale per preparare le inquadrature, coreografate i movimenti, regolare l’illuminazione e modificare i personaggi e le scenografie in tempo reale prima di spedire la versione di ciascuna scena ai responsabili della revisione. Favreau afferma: “Con Il Re Leone stiamo letteralmente inserendo i filmmaker all’interno del monitor, utilizzando una serie di strumenti brevettati dalla nostra squadra e interfacciati con il sistema di realtà virtuale HTC Vive e il motore grafico Unity”. Ben Grossman lavora con Magnopus, una compagnia che ha aiutato i filmmaker a unire tra loro svariate tecnologie, hardware e software per creare una piattaforma multiplayer di realtà virtuale all’interno del motore grafico, che avrebbe permesso alla squadra di girare il film. “Fin dall’avvento degli effetti digitali, i filmmaker hanno cercato di portare gli effetti visivi sul set per vedere l’immagine completa all’interno del contesto”, afferma Grossman. “Avatar aveva posto una sorta di piccola finestra sul set, permettendo ai filmmaker di dare un piccolo sguardo al mondo che stavano creando. Il Re Leone ci offre un ribaltamento di questo concetto: stavolta sono i filmmaker – e le attrezzature che essi utilizzano da decenni – a entrare completamente all’interno del mondo che stanno costruendo per il film”.

All’interno del motore grafico, i filmmaker hanno costruito un mondo che si estendeva per centinaia di chilometri. “Abbiamo costruito dei dispositivi fisici su misura, mentre l’attrezzatura cinematografica tradizionale è stata modificata per permettere ai filmmaker di ‘toccare con mano’ il loro equipaggiamento – macchine da presa, giraffe, dolly – all’interno della realtà virtuale: in questo modo potevano utilizzare le capacità maturate nel corso di decenni di esperienza nel campo del live action”, aggiunge Grossman. “Non devono più indicare lo schermo di un computer stando dietro alle spalle di un operatore: ora, qualsiasi filmmaker che sia mai stato su un set tradizionale è in grado di utilizzare queste sofisticate tecnologie di nuova generazione”. Favreau spiega che lui e gli altri filmmaker hanno deciso di incorporare il linguaggio del cinema in live action all’interno del film per convincere gli spettatori che ciò che stavano vedendo fosse autentico. “La mia generazione – le persone cresciute con i videogiochi – è molto sensibile nei confronti di fotografie e inquadrature che appaiono completamente digitali”, afferma. “Siamo in grado di notare la differenza tra un effetto visivo aggiunto a una vera immagine e un effetto costruito interamente al computer. Come potevamo fare sì che il nostro film sembrasse girato nel mondo reale? Le inquadrature digitali vengono progettate in modo molto più efficiente. I movimenti della macchina da presa vengono pianificati con largo anticipo. È tutto meticoloso e perfetto: i tagli, il montaggio, le interpretazioni, i movimenti di macchina. Ma quella perfezione comunica una sensazione di artificiosità. Non tutte le generazioni di filmmaker sono sensibili a questo elemento. I miei coetanei hanno il medesimo criterio: vogliamo che le immagini sembrino girate nel mondo reale, quindi invece di progettare i movimenti della macchina da presa al computer in fase di pre-visualizzazione, allestiamo i binari per il dolly all’interno dell’ambiente virtuale”. “Quindi, anche se il sensore ha le dimensioni di un dischetto da hockey, lo costruiamo su un vero dolly e posizioniamo il dolly su un vero binario”, prosegue Favreau. “Abbiamo un tecnico che spinge il dolly e interagisce con Caleb, il nostro direttore della fotografia, che a sua volta muove la macchina presa all’interno dello spazio virtuale e lavora con veri ingranaggi che codificano quei dati. Si creano tante idiosincrasie che altrimenti non verrebbero mai incluse in un’inquadratura digitale. Questo vale anche per le riprese con la giraffa e quelle aeree”.

Il re leone – La colonna sonora

  • Il film è arricchito da musiche indimenticabili scritte da un team pluripremiato, che comprendono le canzoni firmate dalla superstar premiata con l’Oscar e il Grammy Elton John e dal paroliere vincitore dell’Oscar e del Grammy Tim Rice, la colonna sonora orchestrale scritta dal compositore vincitore dell’Oscar e del Grammy Hans Zimmer e gli arrangiamenti vocali e corali africani scritti dal produttore e compositore sudafricano vincitore del Grammy Lebo M (l’album Rhythm of the Pride Lands). Il cantautore e produttore candidato all’Oscar e vincitore del Grammy Pharrell Williams (Il Diritto di Contare/produttore del brano “Happy”) ha prodotto cinque canzoni presenti nella colonna sonora.
  • Quando ha deciso di rivisitare Il Re Leone il regista Jon Favreau sapeva che le musiche del nuovo film avrebbero dovuto avere la stessa presenza e lo stesso potere di quelle dell’originale. “Ti emozioni semplicemente ascoltando quella musica”, afferma Favreau. “Possiedono una forza spirituale anche se non conosci il film o lo spettacolo originale. Ma se lo conosci e sei cresciuto con quelle musiche esse sono in grado di evocare improvvisamente e istantaneamente non soltanto la storia del film ma anche le emozioni e le memorie legate alla tua esperienza passata con Il Re Leone, al periodo della tua vita in cui lo hai visto per la prima volta o alla tua infanzia e anche agli eventi della tua vita collegati a quel film”.
  • Il nuovo film comprende brani amatissimi come “Circle of Life”/“Il Cerchio della Vita”, “Hakuna Matata” e “I Just Can’t Wait to Be King”/“Voglio Diventare Presto un Re”, ma anche canzoni originali come l’emozionante “Never Too Late”, scritta da John e Rice ed eseguita da John insieme a un coro africano. Secondo John, il messaggio della canzone non riguarda soltanto il film. “Non è mai troppo tardi per cambiare”, afferma John. “È quello che Simba scoprirà nel corso del suo viaggio. Non è mai troppo tardi per cambiare idea, per osservare la tua vita e pensare ‘Ho bisogno di cambiare’. È successo anche a me nella vita. Ho avuto un’epifania nel 1990. È un brano che parla di quel momento di lucidità in cui osservi la tua vita e pensi ‘Devo affrontare le cose in modo diverso’”
  • Nella versione italiana la colonna sonora è interpretata in ordine di apparizione da:

Cheryl Porter (per Il cerchio della vita / Nants Ingoyama);
Simone Iuè, Chiara Vidale ed Emiliano Coltorti (per Voglio diventare presto un re);
Massimo Popolizio (per Sarò re)
Edoardo Leo, Stefano Fresi, Simone Iuè e Marco Mengoni (per Hakuna Matata);
Edoardo Leo e Stefano Fresi (per Il leone si è addormentato, versione italiana di The Lion Sleeps Tonight);
Edoardo Leo, Stefano Fresi, Marco Mengoni e Elisa (per L’amore è nell’aria stasera);
Elisa (per Quando il destino chiamerà, versione italiana della canzone Spirit di Beyoncé);
Edoardo Leo (per la versione molto breve di Stia con noi, canzone tratta da La bella e la bestia);
Il coro di Ermavilo (per Ricordo).

  • Nel film sono presenti le canzoni del film originale, due canzoni dall’adattamento teatrale e due canzoni inedite interpretate da Beyoncé ed Elton John che dopo l’uscita del film si è detto deluso dall’utilizzo della musica nel film: “La nuova versione de Il Re Leone è stata una grande delusione per me, fondamentalmente perché credo che abbiano incasinato l’aspetto musicale. La musica aveva un ruolo di primo piano nell’originale, mentre nella pellicola attuale ha un impatto decisamente meno incisivo. La magia e la gioia sono andate completamente perdute […] Mi sarebbe piaciuto collaborare di più, ma questa volta la visione creativa e la musica erano differenti e nei miei confronti non c’è stato un elevato livello di rispetto e accoglienza.”
  •  Quando Zimmer venne contattato per la prima volta per scrivere la colonna sonora del film del 1994, il compositore non era molto interessato. “Ma all’epoca mia figlia Zoe aveva sei anni”, afferma. “Mi resi conto che non l’avevo mai portata con me alla première di un film, dunque decisi di scrivere le musiche per mia figlia. Ma poi mi resi conto che si trattava di un film davvero profondo. Parlava della morte di un padre ed era incredibilmente toccante. Mio padre morì quando avevo sei anni, quindi mi ritrovai a dover gestire un bagaglio di emozioni che avevo nascosto con molta attenzione. Divenne un’esperienza davvero emozionante”.
  • Nel rivisitare la colonna sonora de Il Re Leone, Zimmer si è reso conto che i temi e le musiche originali rappresentavano la spina dorsale della storia. “Mi sono sorpreso nel constatare che i temi che avevo scritto tanti anni fa non erano invecchiati affatto”, afferma Zimmer. “25 anni fa non sapevo bene come funzionasse un film d’animazione: di conseguenza scrissi dei temi colossali ed epici. Questa volta, lavorando con uno stile fotorealistico e con la regia di Jon, abbiamo aperto quei temi per farli respirare”. Il compositore ha richiamato gran parte degli artisti con cui aveva collaborato nel film originale, tra cui il musicista Lebo M (che ha registrato i cori in Sudafrica), l’orchestratore Bruce Fowler, il direttore d’orchestra Nick Glennie-Smith, l’arrangiatore Mark Mancina e diversi cantanti del coro, tra cui Carmen Twillie (che aveva eseguito “Il Cerchio della Vita”/“Circle of Life” nel film del 1994). In questo nuovo film Zimmer voleva approcciarsi alla registrazione della colonna sonora in modo diverso e per questo motivo si è avvalso della collaborazione della Re-Collective Orchestra (guidata dai fondatori Matt Jones e Stephanie Matthews), dell’orchestra Hollywood Studio Symphony (composta da turnisti residenti a Los Angeles) e della sua band. L’obiettivo era provare e registrare la colonna sonora come se fosse un concerto dal vivo. “Ho riservato 20 posti in prima fila per i filmmaker: sembrava davvero che stessimo facendo un concerto. Abbiamo inciso tutto il film come se fosse uno spettacolo e questo ha dato vita a un’energia straordinaria”

1. Il cerchio della vita/Nants’ Ingonyama – Cheryl Porter, Lebo M
2. La vita a volte è ingiusta – Hans Zimmer
3. Le lucciole di Rafiki – Hans Zimmer
4. Voglio diventare presto un re – Chiara Vidale, Emiliano Coltorti, Simone Iuè
5. Il cimitero degli elefanti – Hans Zimmer
6. Sarò re (2019) – Massimo Popolizio
7. Mandria impazzita – Hans Zimmer
8. Scar sale al trono – Hans Zimmer
9. Hakuna Matata – Marco Mengoni, Edoardo Leo, Stefano
Fresi, Simone Iuè
10. Simba è vivo! – Hans Zimmer
11. Il leone si è addormentato – Edoardo Leo, Stefano Fresi
12. L’amore è nell’aria stasera – Marco Mengoni, Elisa Toffoli, Edoardo Leo,
Stefano Fresi
13. Riflessioni di Mufasa – Hans Zimmer
14. Spirit – Beyoncé
15. La battaglia per la Rupe dei Re – Hans Zimmer
16. Ricordo – Hans Zimmer
17. Never Too Late performed Elton John; African vocal and
choir arrangements created and produced by Lebo M; written by Elton John and Tim
Rice; produced by Greg Kurstin; additional production by Elton John and Matt Still
18. He Lives in You Performed by Lebo M; written by Mark
Mancina, Jay Rifkin and Lebohang Morake; produced by Lebo M and Mark Mancina
19. Mbube Performed by Lebo M; African vocal and
choir arrangements created and produced by Lebo M; written by Solomon Linda;
produced by Pharrell Williams

La colonna sonora del remake live-action “Il re leone” è disponibiel su Amazon.

 

Stasera in tv: il remake live-action “Il re leone” Disney su Rai 1